
2018. Regia di Seung-Won Lee, con Bruce Khan, Hee-soon Park, Jin-seo Yoon. In Italia, in lingua originale, su Netflix.
Trama: Un uomo decisamente di poche parole, sbarca su un isola-prigione per vendicare l’assassinio della sua famiglia.
Dopo la Thailandia (vedi Ong Bak) e l’Indonesia (vedi The Raid), anche la Corea del Sud vuole mostrare a tutti che sa menare la gente. C’aveva già provato nel 2017 con The Villainess, acclamato dalla critica ma non da me, perchè tutta l’azione è concentrata all’inizio e alla fine, e in mezzo una storia drammatica troppo lunga e contorta (per non parlare dei primi 5 minuti di botte rovinati dalla triste scelta di riprendere in prima persona). Invece questo Revenger, terzo film del regista Seung Lee (il primo d’azione), e con protagonista Bruce Khan (stuntman professionista, over50), è un film d’azione puro e semplice. Ambientato su un isola, in mezzo alla giungla, con totale assenza di armi da fuoco (sostituite da arco e freccia) si concentra tutto sul combattimento corpo a corpo, lasciando al protagonista pochissime battute (non le ho contate ma siamo ai livelli di Schwarzengger nel primo Terminator). Il quasi totale mutismo del protagonista è compensato dalle tante chiacchiere del Capitano (così lo chiamano nel film) che riesce anche a inserire un tocco di comicità in una storia in realtà drammatica.
Cose belle: Combattimenti perfetti, dal primo all’ultimo. Non si vedevano così tanti calci dai tempi d’oro di Jean Cluede Van Damme. Belli anche i combattimenti con arco e freccie e in particolare lo scontro diretto tra le due donne. Molto divertente il nonno saggio del villaggio con la schizofrenia intermittente. Molto bella anche la scena del massacro del villaggio e il risveglio del protagonista.
Cose brutte: Nessuna