
2019. Regia di Matteo Rovere, con Alessandro Borghi, Alessio Lapice. Budget di 8 milioni.
Trama: Romolo e Remo alla ricerca di un territorio dove fondare una città.
Esistono due tipi di cinema d’azione. Quello che racconta dei buoni che sconfiggono i cattivi con sparatorie e combattimenti, e quello che racconta una storia drammatica, comica o di qualsiasi altro genere, facendo muovere gli attori invece che farli parlare. Il primo tipo riguarda il cinema d’azione come lo intendiamo oggi e quindi Schwarzegger, Stallone, The Rock e via dicendo. Il secondo tipo fa riferimento invece a Buster Keaton, Harold Lloyd, a Bud Spencer e Terence Hill, a Mad Max e Dunkirk. Quest’ultimo in particolare rientra nel genere storico/epico/drammatico ma racconta la storia con il movimento dei soldati, delle imbarcazioni e degli aerei. Sotto questo aspetto, Il Primo Re è forse il nostro Dunkirk?
E’ un film storico/epico/drammatico che si racconta con scene d’azione, ed è un altro importante passo in avanti per il nuovo cinema italiano, di cui Matteo Rovere sta diventando protagonista, prima come produttore della serie di Smetto quando voglio (2014) e poi come regista di Veloce Come il vento (2016). [Gabriele Mainetti dopo Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) è sparito].

Cose Belle: la storia essenziale. I combattimenti ben coreografati. La fotografia e la luce che in alcuni tratti mi ricorda 300. Gli attori che hanno fatto allenamento sia per i combattimenti che per parlare protolatino.
Cose brutte: il protolatino.