
2003. Regia di Ang Lee, con Eric Bana, Jennifer Connelly e Nick Nolte. Musiche di Danny Elfman. Budget 137 milioni, incasso 245 milioni.
Lo scienziato Bruce Banner deve far i conti con parecchia gente che cerca di farlo arrabbiare.
Se negli anni ’80 per fare Hulk c’era bisogno di Lou Ferrigno (il leggendario culturista che veniva colorato di verde) finalmente nel nuovo millennio, grazie anche all’enorme successo di Matrix, Hulk si può fare al computer.
Insieme a Blade, i primi tre X-men, e gli Spider-man di Sam Raimi, questo Hulk fa parte della prima era Marvel, quando ancora non esisteva il Marvel Cinematic Universe ovvero la produzione in serie di film sui supereroi.
Cose belle: Hulk che spacca i carrarmati, aerei, cattivissimi super-cani mutanti e qualunque altra cosa si mette in mezzo al suo cammino. Molto bello il cattivo, interpretato da Nick Nolte, quello di 48 ore. Bellissima Jennifer Connelly. Lo split screen ben dosato. Stan Lee nella sua solita comparsata si fa accompagnare proprio da Lou Ferrigno.
Cose brutte: un po’ di delusione nel conflitto finale che diventa quasi esclusivamente psicologico, avrei gradito più pugni in faccia.