Il maestro Yuen Wo Ping dopo l’inaspettato grande successo di Drunken Master con Jackie Chan, decide di riprovarci segnando così l’inizio della carriera di un altro grande pilastro del cinema d’azione orientale, Donnie Yen. Nonostante l’ottima performance dell’attore che si presta a innumerevoli combattimenti e acrobazie con anche una scena di breakdancing, il risultato non è quello sperato e il film riscuote scarso successo. Stonano alcune scene di cruda violenza in una commedia d’azione per “famiglie”. Consigliato solo per gli appassionati. 1984. Cina. Regia di Yuen Wo Ping, con Donnie Yen,
È un strano e maldestro tentativo della Golden Harvest di fare un film d’azione drammatico, Hung interpreta un ragazzo con un ritardo mentale combina guai e Chan il fratello che vorrebbe fare carriera ma si sente bloccato dalle necessità del fratello. Le scene d’azione sono tutte a carico di Chan che si limita a un inseguimento in auto e una scazzottata finale nemmeno tanto spettacolare. Nel film compare anche Corey Yuen e il fratello di Hung, mentre Yuen Biao si limita a coreografo d’azione. Consigliato sono agli appassionati. 1985. Di Sammo Hung, con Jackie Chan, Sammo Hung
Immaginate uno slasher tipo Halloween, al posto di Micheal Myers mettete un mostro alieno, poi sostituite i giovani pischelli da uccidere con un commando di supersoldati e sostituite la classica protagonista femminile con Arnold Schwarzenegger.
Nonostante la presentazione di basso livello, è un film in realtà molto intenso e innovativo. Tralasciando l’ampissimo discorso sulla paura del diverso, la cosa più interessante è la profonda trasformazione dei protagonisti. La prima parte è un mini-film d’azione anni ’80, dalla presentazione epica dei personaggi (vedi la discesa dall’elicottero e il muscoloso saluto con braccio di ferro tra Schwarzy e Weathers) fino alla supersparatoria per completare la missione di salvataggio. Nella seconda parte, dopo la simbolica uccisione dello scorpione, i potenti e pieni di sè uomini d’azione diventano delle deboli prede spaventate e vediamo tutta la loro paura espolodere nella famosa scena “shooting jungle”. Molto intenso il personaggio di Billy, quello che più di tutti mostra la sua paura tanto che alla fine decide di non scappare più. Interessante la scelta di aggiungere al commando spaventato la giovane donna prigioniera. Da notare nel cast Shane Black famoso sceneggiatore di film d’azione tra cui Arma Letale.
In questo film, i forti e muscolosi eroi d’azione anni ’80 vengono violentamente traumatizzati da un nemico invincibile che li terrorizza a morte, rappresentando così l’inizio della fine dell’edonismo reaganiano che ha dominato il cinema d’azione americano di quegli anni, e infatti, l’anno dopo, proprio lo stesso regista Mctiernan con Die Hard rivoluziona definitivamente la figura del protagonista d’azione.
Senza dubbio tra i 100 migliori film d’azione della storia.
1987. Di John Mctiernan, con Arnold Schwarzenegger, Carl Weathers, Bill Duke, Shane Black, Sonny Landham, Elpidia Carrilo. Musiche di Alan Silvestri. Effetti speciali di Stan Winston. Budget di 15 milioni di dollari, incasso 100 milioni.
1987. USA. Regia di Buddy Van Horn, con Clint Eastwood, Liam Neeson, Jim Carrey. Musiche di Lalo Shifrin. Budget 31 milioni, incasso 38 milioni.
Trama: Harry deve catturare un serial killer psicopatico che ammazza da un elenco di nomi
Ultimo capitolo del leggendario ispettore Harry Callaghan, oltre a Liam Neeson che in realtà non si fa notare più di tanto, questo film lo ricordo come film d’esordio di Jim Carrey (anche se non è il proprio il suo primo). Lo si riconosce subito nella scena del videoclip musicale con welcome to the jungle, per le sue movenze e espressioni facciali.
Cose belle: le solite sparatorie contro criminali vari che si vogliono vendicare di Harry. La sparatoria nell’ascensore. Harry lancia la telecamera dei giornalisti. Jim Carrey. La scena finale.
Mentre Stallone trasforma Il personaggio di Rambo in uno strumento di propaganda patriottica anti URSS, Schwarzenegger, grazie a Walter Hill, si fa protagonista del primo film americano autorizzato a girare nel bel mezzo della piazza rossa di Mosca, in cui interpreta un poliziotto russo, buono e coraggioso, che combatte senza paura i cattivi, mentre gli americani si presentano come caciaroni e poco professionali.
Cose belle: La gamba finta piena di cocaina. I russi che passano il tempo nudi nelle saune e poi fanno a botte nella neve. I primi piani di Arnold. Inseguimento finale con gli autobus.
Cose brutte: troppo debole Jim Beluschi che più che un co-protagonista si limita a semplice “spalla” (che addirittura si chiama fuori dalla scontro finale).
1988. USA. Regia di Walter Hill, con Arnold Schwarzenegger, James Beluschi, Laurence Fishburne, Ed O’Ross, Richard Bright. Musiche di James Horner. Incasso 35 milioni.
1983. Diretto e interpretato da Clint Eastwood. Musiche di Lalo Shifrin. Budget 22 milioni, incasso 67 milioni
Trama: le vicende del nostro Dirty Harry si intrecciano con un classico rape & revenge (una donna uccide uno dopo l’altro i suoi carnefici).
Film passato alla storia per la leggendaria battuta “Go ahead make my day” resa in italiano con “Coraggio fatti ammazzare”, classificata all’ottavo posto delle cento migliori citazioni cinematografiche della storia (AFI’s 100 Years… 100 Movie Quotes).
Cose belle: Dirty Harry che sventa rapine, risponde a molotov con molotov e fa morire d’infarto i cattivi che si salvano dalla galera. Scena finale epica con Harry che avanza nell’ombra
1984. Regia di James Cameron. Protagonista Arnold Shwarzenegger, Linda Hamilton, Michela Bien. Budget 6 milioni, incasso 78milioni.
Trama: un cyborg viene inviato indietro nel tempo per uccidere la donna che darà alla luce il futuro leader della resistenza umana contro le macchine.
James Cameron racconta di aver sognato la sceneggiatura di Terminator che prevedeva in realtà quello che sarà poi Terminator 2 ma nel 1984 era praticamente impossibile portare in scena un cyborg di legapolimetallicomimetica e così Cameron riadatta.
Appena uscito dal successo di Conan, Arnold inizialmente viene in realtà contattato per il ruolo di Ryse ma durante il primo incontro con James Cameron entrambi capiscono immediatamente che era piuccheperfetto per interpretare un cyborg inespressivo.
Schwarzenegger ha solo 18 battute nel film, e meno di 100 parole. Un ruolo perfetto per poter esprimere tutta la sua inespressivitá.
Cose belle: La battuta “I’ll be back” (resa nella versione italiana con “aspetto fuori”), al 34° posto nella classifica delle 100 migliori citazioni cinematografiche, diventerà per Schwarzenegger la sua battuta inevitabile in ogni film futuro. Gli interventi chirurgici del terminator su stesso e tutti gli altri effetti speciali. Le musiche anni ‘80 e quel ritmo martellante di sottofondo. Il dr. Silberman. Il tenente Traxler. L’ iguana. Franco Columbu (culturista amico di Schwarzenneger) nella parte del Terminator nel 2029.
1988. Regia di John McTiernan e con Bruce Willis, Alan Rickman, sceneggiatura di Steven de Souza. Budget 28 milioni, incasso 142 milioni.
Trama: John McClane va a trovare la moglie al Nakatomi Tower dove contemporaneamente fa irruzione un gruppo di terroristi.
Vi ricordate cosa dice zio Ben a Peter in Spider Man del 2002?
“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”
Il cinema d’azione è nato così, impostando lo schema “Schwarzenegger” seconda cui l’eroe d’azione deve essere interpretato da un attore con dei “superpoteri” che lo obbligano a impegnarsi contro i cattivi, lo responsabilizzavano.
John McClane ribalta questo schema, perché lui non ha superpoteri, non ha muscoli, non è esperto di arti marziali, non è esperto di armi, non ha particolari abilità tattiche, è semplicemente uno qualcuno che si trova per caso in situazioni di pericolo e decide di mettersi in mezzo.
Bruce willis fa quello che fa Schwarzenegger ma se Schwarzenegger lo fa perché è forte e muscoloso, Willis lo fa solo perché è responsabile, perché lui decide che non può non intervenire.
Cose belle: Bruce Willis che si lancia dal tetto del grattacielo mentre esplode tutto. Alan Rickman al suo esordio sul grande schermo. Il sergente Al Powell. Argyll. I due agenti dell’FBI. La canottiera di Bruce Willis.
1988. Regia di Peter MacDonald, sceneggiatura di Sylvester Stallone e Sheldon Lettich. Musiche di Jerry Goldsmith. Budget 60 milioni, incasso 190 milioni.
Trama: Il colonello Trautman viene fatto prigioniero durante una missione in Afghanistan, Rambo corre a salvarlo.
Se il primo film partiva da una forte critica interna agli Stati Uniti, Rambo 3 diventa invece un film di propaganda: gli americani sono buoni e difendono i più deboli mentre i russi continuano a essere i cattivi che vogliono conquistare terre che non sono loro in questo caso l’Afghanistan (vedi anche un altrettanto propagandistica dedica finale “al coraggioso popolo afghano”).
Già dal secondo film si vedeva la trasformazione del personaggio di Rambo che da vittima delle politiche estere americane e della guerra fredda, ne diventa invece un simbolo, anzi il Simbolo per eccellenza, tanto che Reagan lo cita tranquillamente in diverse occasioni pubbliche.
Detto questo, mettendo da parte le noiose riflessioni politico-culturali e concentrandonci invece sulle scene d’azione e l’epicità delle battute, vi posso dire tranquillamente che questo è il migliore di tutti i sequel di Rambo. [in realtà in futuro potrei rimangiarmi quest’ultima affermazione perchè il quinto capitolo non è per niente male, ma prima di cambiare idea definitivamente devo rivederlo, per ora restiamo che Rambo 3 è è il miglior sequel].
Cose belle: Rambo che mena la gente per soldi e subito dopo va ad aiutare i monaci a costruire un tempio in cima a “mille gradini”, Rambo che tra una sparatoria e l’altra gioca a ruba-pecora, Rambo che si cicatrizza la ferita con la polvere da sparo, Rambo che risponde “fanculo” all’armata russa.
1985. Regia di George Pan Cosmatos e con Sylvester Stallone, Richard Crenna, Charles Napier. Sceneggiatura di Sylvester Stallone e James Cameron. Musiche di Jerry Goldsmith. Budget 25 milioni, incasso 300 milioni.
Trama: Rambo torna in Vietnam per liberare i prigionieri di guerra americani.
In una visione d’insieme di tutta la pentalogia, il primo film tenderei a considerarelo quasi come un prequel, un po’ come il primo Mad Max, un film per conoscere il personaggio e i suoi perchè. Rambo, ex soldato pluridecorato, è costretto ad una piccola guerra personale in cui ci dimostra che nonostante il Vietnam non è uno squilibrato mentale.
Il secondo capitolo cambia completamente stile, non è più un adattamento cinematografico di un romanzo (anche perchè Rambo muore nel libro di Morrell), ma è frutto di una sceneggiatura elaborata da Stallone e nientepopodimeno che James Cameron. Cambia il genere che da film drammatico d’azione diventa un film d’azione puro e Rambo incarna il classico eroe d’azione anni ’80 (vedi anche Commando e Rombo di tuono).
Ora che sappiamo chiaramente che Rambo è buono gli possiamo far uccidere chiunque provi a mettersi sulla sua strada, così mentre nel primo film non ammazza nessuno, nel secondo c’è una strage infinita di decine e decine di vietcong uccisi nei modi più disparati.
Enorme successo di pubblico, campione d’incassi del 1985, secondo solo a Ritorno al Futuro e meglio anche di Rocky 4. Citato da Ronald Reagan nei suoi discorsi elettorali.
Cose belle: Il coltello di Rambo. Gli innumerevoli morti ammazzati con armi, coltelli, frecce normali e frecce esplosive. Rambo che conosce una ragazza, si innamora ma subito dopo il primo bacio, lei muore. Scena finale contro Murdock.
1982. Regia di Ted Kotcheff e con Sylvester Stallone, Richard Crenna, Brian Dennehy. Budget 15 milioni, incasso 125 milioni.
Trama: John Rambo “voleva solo mangiare un boccone” ma lo sceriffo non vuole un reduce del vietnam con i capelli lunghi nella sua cittadina.
Tratto dal romanzo Primo sangue scritto da David Morrell e pubblicato nel 1972. L’idea di farne un film gira per parecchio tempo ad Hollywood finchè Stallone, dopo i grandi successi dei primi Rocky, riesce a ottenere non solo il ruolo da protagonista ma anche quello di (co)sceneggiatore.
In realtà il libro di Morrell è molto più violento, Stallone lo rende più adatto ai nuovi anni ’80, da un lato riesce a mantenere il tono drammatico e la questione dei reduci del vietnam, dall’altro però riesce anche ad uscire fuori da quel genere di film anni ’70 carichi di violenza, sangue e morti ammazzati. Se ci fate caso Rambo nel film non ammazza nessuno dei suoi inseguitori (ad eccezzione dei due poveri cani e dell’incidente del poliziotto che vola dall’elicottero), e si capisce sin dalle prime scene che non è pazzo ma soltanto triste.
Stallone con Rambo, costruisce un ponte di passaggio dalle storie cupe e violente degli anni’70 dove la distinzione tra bene e male non era per niente netta, verso il nuovo cinema d’azione anni ’80, in cui il protagonista può essere amato dal pubblico, un reduce del Vietnam non come in Taxi Driver o Il Cacciatore, ma quel futuro eroe d’azione che si manifesterà pienamente qualche anno più tardi in film come Rambo 2, Rombo di Tuono, e Commando.
Emblematica la famosa frase del colonello Trautman: “Non avete capito, non sono venuto qui per salvare Rambo da voi, ma per salvare voi da Rambo.”
Cose belle: tutto l’inseguimento nel bosco, la scena finale con Rambo che spara con l’M60 sena limiti. Il coltello di Rambo (“Che ci fai con questo?” “Vado a caccia”). Il colonnello Trautman. Il giovane David Caruso (futuro protagonista di CSI Miami). Le musiche di Gerry Goldsmith.
1983. Regia di Steve Carver e con Chuck Norris e David Carradine. Budget 5 milioni, incasso 15 milioni
Trama: Il Texas Ranger McQuade si scontra contro il narcotrafficante Rawley Wilkes.
Chuck Norris è da considerare senza dubbio un pilatro del cinema d’azione, eppure non è mai riuscito a fare incassi stratoferici al cinema. Dopo il famoso combattimento con Bruce Lee nel 1973, gli unici due grandi successi sono stati Rombo di Tuono (1984) e Delta Force (1986).
Una Magnum per McQuade però, al di là dell’incasso, è secondo me il suo miglior film, una versione texana de L’ispettore Callaghan che fiuta la strada del successo per Norris ovvero interpretare un super duro Texas Ranger (e così sarà dal 1993 al 2001 in Walker Texas Ranger). Il film ha ricevuto diversi apprezzamenti anche dalla critica, soprattutto per l’ottimo David Carradine.
Cose belle: il cattivo David Carradine. Scene iniziali con primo piano sugli occhi di Chuck Norris. Il “nuovo arrivato” che ammira Mcquade a petto nudo mentre spara senza limiti. Norris che schiva i proiettili manco fosse Neo. Norris sepolto con il suo fuori strada, si apre una lattina di birra e poi esce fuori dalla terra. Incontro di botte finale.
Primo dattamento cinematografico di “The Punisher”, prodotto (ma non sceneggiato) da Robert Mark Kamen, sceneggiatore di Arma Letale, Karate Kid e Transporter e vari altri, e tradotto in italiano come il vendicatore e non il punitore (non sono sinonimi!). È un film abbastanza brutto e forse la colpa è proprio di Lundgren, è truccato malissimo, è troppo freddo, sembra un Terminator/vampiro, e non riesce a trasmettere quella profonda sofferenza che invece rende affascinante il personaggio di Frank Castle.Carini i titoli di testa e Lundgren che distrugge il locale della Yakuza con la mitragliatrice mi ricorda un po’ la scena shooting jungle di Predator.
Consigliato solo per gli appassionati. Molto meglio il The Punisher del 2004 con Thomas Jane, ancora meglio The Punisher: War Zone del 2008 con Ray Stevenson e meglio di tutti la serie tv del 2017 con Jon Bernthal.
1989. Regia di Mark Goldblatt e con Dolph Lundgren. Prodotto da Robert Mark Kamen.
1986. Diretto e interpretato da Jackie Chan e con Lola Forner.
Trama: Jackie Chan, in stile Indiana Jones, deve recuperare l’Armatura di Dio, rubata da una setta di monaci arroccata in un monastero sui monti.
Jackie fa tutto per davvero, non usa computer grafica, nè ricorre a stuntmen perchè lui è stuntmen di se stesso e di tutti gli altri (nel 1983 ha fondato una propria scuola per stuntmen).
In Project A, per omaggiare Harold Lloyd, si butta da una ventina di metri di altezza, atterra di testa ma niente di rotto, invece nel 1986, in Armoud of God, si lancia da 12 metri di altezza, cade di testa e si frattura il cranio, viene ricoverato, operato d’urgenza e gli saldano tutto con una protesi. Nonostante questo però il suo carattere non cambia e continuerà a lanciarsi nel vuoto e a fare acrobazie folli.
Cose belle: Auto e moto che volano leggere nel cielo. Jackie che si butta nel vuoto e atterra su una mongolfiera. Jackie che picchia tutti e in particolare lo scontro finale con le quattro donne nere (con i famosi “pugni sulle tette”).
1987. Regia di Phillip Noyce e con Rutger Hauer, Terry O’Queen, Noble Willingham, Nick Cassavetes. Ispirato al personaggio giapponese Zatoichi.
Trama: Nick Parker, abile spadaccino cieco, aiuta il piccolo Billy a ritrovare suo padre.
Il regista Phillip Noyce dopo l’ottimo thriller ore 10: calma piatta decide di aggiungere un po’ d’azione e porta in Occidente il personaggio di Zatoichi, protagonista di una lunga serie di film giapponesi. In futuro Noyce dirigerà vari altri thriller d’azione come Il Santo, Giochi di Potere, Sotto il segno del pericolo, fino a Salt del 2009 che tenta di rilanciare Angelina Jolie come donna d’azione.